Innovazione

Ci sono ottime ragioni per sospettare che la scoperta del fuoco non sia stata propriamente piacevole per qualche sfortunato primitivo, mentre pare che Harry Brearly, scopritore dell’acciaio inox, stesse semplicemente cercando di impedire l’ossidazione delle canne del proprio fucile. 

Gli Indiani d’America si chiamano “Indiani” perché il primo Europeo che li incontrò, era appunto convinto di essere sbarcato in India. 

Il nome dell’oggetto che chiamiamo “ombrello”, suggerisce che il congegno sia stato progettato per fare ombra, ovvero per ripararsi dal sole. 

Eppure, la maggior parte delle volte che si apre un ombrello, lo si fa per ripararsi dalla pioggia.

Molte delle scoperte e delle invenzioni umane che hanno trovato maggiore diffusione sono nate per caso. Moltissime hanno avuto successo per un uso diverso da quello per cui sono state concepite o per un “effetto collaterale” determinato dal loro utilizzo.

Da un aggeggio che si chiama “computer” ci si dovrebbe aspettare che “computi”, ovvero che lo si utilizzi per fare calcoli e risolvere equazioni.

Tuttavia, è noto che fare calcoli è un’attività, ritenuta dai più, piuttosto noiosa. Appannaggio di poche specifiche categorie umane che, per qualche motivo sconosciuto, vi si appassionano.

Eppure, la gente non considera i computer un fatto “noioso”. Questo è evidente se consideriamo fenomeni come il successo dei Social Network o le file davanti ai negozi per l’uscita del nuovo gadget elettronico di turno.

Siamo pieni di computer. C’è un computer sulla nostra scrivania. Il nostro telefono è un computer. C’è un computer nella nostra automobile e persino nel frigo e nella lavatrice.

Ma come si spiega che un oggetto inventato per fare cose terribilmente noiose abbia avuto un tale successo di pubblico?

Evidente! Tutto è successo a causa di un effetto collaterale. 

Per poter consentire ai computer di funzionare è stato necessario rappresentare le informazioni, in modo preciso e senza margini di errore.

La cosa più semplice per ottenere questo risultato é utilizzare tanti interruttori i quali, come si sa, possono essere accesi oppure spenti. 0 oppure 1. 

Quindi è vero: i computer fanno calcoli. Come effetto collaterale, da quando esistono i computer, esiste un alfabeto fatto di due soli caratteri, attraverso il quale si può rappresentare qualunque tipo di informazione. 

Con l’alfabeto dei linguaggi naturali, ovvero quello che usiamo noi umani, si potevano mandare delle lettere e scrivere delle storie.

Con l’alfabeto binario si può mandare di tutto e rappresentare di tutto. Immagini, filmati, schemi, progetti, SMS, telefonate … e tutto quello che quotidianamente le nostre sempre più capaci reti vedono passare attraverso gli schermi piccoli e grandi di miliardi di utenti connessi. 

Quindi c’è pochissima gente che usa i computer per computare, mentre tantissima gente li usa per comunicare e per creare e fruire contenuti di ogni tipo, forma e dimensione. 

Dunque, è evidente: le innovazioni di maggiore successo, molto spesso, si diffondono per motivi differenti da quelli che hanno spinto chi le ha inventate ad inventarle.  Ciò che più conta: la storia delle innovazioni più importanti è quasi sempre la storia di tutto quello che nasce da una spinta iniziale. Di come questa spinta assuma forme diverse grazie al contributo di molti e grazie, soprattutto, all’interazione di molti.